Il coronavirus rischia di “uccidere” il turismo in Italia
di Giancarlo Mazzuca
Peggio di un Titanic. Con il “coronavirus” che in Italia sembra fare intravedere qualche timido segnale di rallentamento del contagio, cominciamo mestamente a stilare i primi elenchi dei danni che, al di là della quarantena, la pandemia sta provocando all’economia globale.
La prossima, sarà davvero una Pasqua di passione soprattutto per il turismo – il “made in Italy” per eccellenza: siamo o no il Paese più bello del mondo? – che, proprio nel periodo della Resurrezione, apriva solitamente le porte al mondo intero. E’ vero, i danni che stiamo registrando sono incalcolabili in tutti i settori (industria ed agricoltura “in primis”): se il Pil potrebbe scendere, nel 2020, del 6,5%, il debito pubblico, alla faccia di quei parametri europei della legge di stabilità ora messi da parte da Bruxelles, dovrebbe salire di oltre il 150%, con un “rischio-default” ovviamente rapportato alla durata della pandemia perché nessun virologo si espone ancora in tal senso.
In una simile situazione che, tocchiamo ferro, a qualcuno sembra una Waterloo su scala globale, non possiamo davvero sottovalutare l’emergenza del settore turistico perché mai come negli ultimi anni siamo stati invasi da visitatori stranieri (è il caso dell’affluenza-record dei turisti cinesi) che hanno fatto schizzare in alto il fatturato dell’intero comparto. Le cifre parlano chiaro: il settore (dalle Alpi alle coste del Belpaese per eccellenza, dalle grandi città d’arte alle nostre isole), rappresentava, prima del crollo-virus, il 12% del Pil, con un giro d’affari di 146 miliardi. Le stime di Assoturismo parlano oggi di un calo di 260 milioni di presenze turistiche: una vera e propria ecatombe. La stagione turistica rischia, insomma, di non esserci più, con pesantissime ripercussioni anche su tutto il commercio.
In questi giorni, soprattutto a livello europeo, molti parlano di “piani Marshall” per ridare slancio alle diverse economie sempre più agonizzanti per colpa del “coronavirus”. In questo scenario, non dobbiamo dimenticarci anche di un grande “piano Marshall” solo per il turismo perché, altrimenti, l’Italia rischia di perdere quella marcia in più che ha sempre avuto. Al riguardo, mi è venuto in mente il bagno “Papeete” di Milano Marittima che, Salvini o non Salvini, l’estate scorsa è stato al centro dell’attenzione generale diventando un po’ il simbolo balneare del “boom” turistico del 2019 (sembra un secolo fa…). Ho chiamato uno dei gestori del bagno che, alle mie domande, ha allargato le braccia. Quale futuro? Il blocco totale (o quasi) del turismo rischia di andare ben oltre il periodo di quarantena: speriamo in Ferragosto…